Rosa Caselli Moretti (1896-1989) e Cecilia Caselli (1905-1996). Pittrici

Studio Moretti Caselli
via Fatebenefratelli, 2
Una storia straordinaria di lavoro, dedizione, esperienza, sacrificio e modestia quella di due donne quasi dimenticate e sconosciute anche a tanti loro concittadini, due artiste perugine del Novecento: Rosa e Cecilia Caselli.
Nate in una famiglia di artisti, nipoti di Francesco Moretti e figlie di Lodovico Caselli, condussero una vita più ritirata rispetto a quelle dei loro predecessori, ma non per questo meno laboriosa.
All’età rispettivamente di 26 e 17anni, esse si ritrovarono senza la preziosa guida del padre, morto prematuramente nel 1922. Enorme fu il lavoro a cui si sottoposero le due sorelle tra il 1924 e il 1930: oltre alle tre vetrate, nello stile del Trecento, per la Chiesa Inferiore di S. Francesco in Assisi, lasciate dal padre incompiute, restaurarono uno dei finestroni dell’abside della Chiesa Superiore, realizzando otto formelle mancanti e realizzarono quasi tutte le vetrate della basilica di S. Chiara.
Quasi contemporaneamente, tra il 1925 e il 1930, realizzarono “L’Ultima Cena” per il Forest Lawn di Glendale, Los Angeles.
Rosa, diplomata alle scuole magistrali, frequentò l’Accademia di Belle Arti di Perugia, fu insignita del titolo di Accademico di merito nel 1925 e fece parte dell’associazione “Donne artiste e laureate-circolo Vittoria Aganoor”. Cecilia fu iscritta nell’Albo d’oro del Comune di Perugia nel 1994. Entrambe ricevettero un premio speciale della Camera di Commercio di Perugia nel 1988.
Nel 1924 Rosa e Cecilia accettarono dal Direttore del Forest Lawn Memorial Park in California una sfida impossibile: interpretare su vetro L’Ultima Cena di Leonardo con le stesse dimensioni del dipinto.
Il miracolo del vetro ha restituito a Leonardo l’armonia dei colori e dei gesti. Rosa e Cecilia hanno messo nella loro opera tutto il loro amore per Gesù e il rispetto per l’opera di Leonardo. Durante cinque lunghi anni hanno studiato, disegnato, scelto i vetri, deciso i tagli, dipinto, superato le difficoltà delle cotture, ma soprattutto hanno ricreato le emozioni che il capolavoro leonardesco aveva suscitato nel 1498.
A lavori compiuti, la vetrata di circa 40 mq (cm 458 x cm 884) era suddivisa in venticinque partite ed era tutta dipinta con la tecnica utilizzata per le miniature, detta “a punta di pennello”, per evitare chiaroscuri troppo evidenti.
Tra il 1937 e il 1942 hanno replicato L’Ultima Cena per un imprenditore italiano di Sansepolcro (Ar) residente a Johannesburg in Sudafrica che, avendo ammirato la vetrata di Glendale, pensò di commissionarne una seconda per farla conservare in Italia: dal 1992 essa si trova nella ex chiesa di S. Giovanni a Sansepolcro.
Giorgio Panduri