Gabriella Bontempi, badessa del monastero di Santa Giuliana di Perugia (anni Settanta del XIV secolo)

Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, Maestro di Santa Giuliana, Madonna della Misericordia (seconda metà XIV sec.)

La badessa Gabriella Bontempi raffigurata nella Madonna della Misericordia (affresco in origine nel monastero di Santa Giuliana)

Libreria Feltrinelli

corso Vannucci, 78/82

Tra i documenti dell’archivio del monastero cistercense di S. Giuliana di Perugia se ne incontrano almeno tre in cui è nominata una certa suor Gabriella. Nel primo, datato al 1361, un gruppo di monache e conversi del monastero si riuniscono per nominare un procuratore e, fra di loro, c’è appunto suor Gabriella di Martino (perg. 71). Qualche anno dopo, nell’agosto del 1373, l’abate di S. Galgano redige la sua lettera di visitazione al monastero e dichiara di aver svolto il suo mandato durante l’abbadessato di suor Gabriella (perg. 83) e infine, da un altro documento di visitazione del 1375, risulta che Gabriella è sempre badessa (Misc. 29, c. 33r). Ma chi è in realtà Gabriella di Martino e che tracce ha lasciato di sé?

Innanzitutto, dietro l’apparentemente insignificante nome del padre, Martino, si individua uno dei figli del ricco Giovannello Bontempi, figura di spicco che porterà la famiglia ad avere un ruolo di primo piano nella Perugia del XIV secolo. Fratello di Gabriella sarà Andrea, destinato prima a diventare vescovo della stessa città e poi cardinale. E sarà proprio Andrea ad ottenere un privilegio imperiale con cui la famiglia Bontempi guadagnerà l’investitura nobiliare.

Gabriella, la figlia femmina destinata alla monacazione, non sarà però da meno, divenendo anch’essa un personaggio di spicco nel suo mondo di clausura. Approdata all’abbadessato promuoverà infatti notevoli opere di cui resta ancora viva testimonianza. Oltre allo splendido chiostro attribuito al Gattapone, che è datato proprio agli anni della sua carica, vi è un il grande affresco oggi staccato e ricomposto presso la sala riunioni della Galleria Nazionale dell’Umbria, che rappresenta, nel quadro centrale, la stessa badessa inginocchiata insieme alle consorelle, al riparo del manto protettore di santa Giuliana. E l’iscrizione che corre in basso ne ricorda l’esecuzione voluta appositamente da Gabriella per celebrare un grande momento per il monastero, ovvero la cessione della reliquia del capo della martire Giuliana, fatta nel 1376 alle monache, da parte dei frati di S. Domenico che la detenevano. Lo stesso evento, dichiarato da un’altra iscrizione che cita ancora Gabriella, viene poi riportato nel reliquiario, pressoché contemporaneo all’affresco, fatto costruire per contenere la stessa reliquia, e di cui oggi resta presso la Galleria Nazionale dell’Umbria la struttura esterna in rame dorato e smalti, mentre la teca interna, a forma di testa, è conservata presso il Metropolitan Museum of Art di New York.

Paola Monacchia