Una cronista nella Perugia del Quattrocento

Perugia, Monastero di Monteluce in Sant’Erminio, Memoriale, c. 25r. Scrittura di suor Battista Alfani

Il Memoriale è conservato presso il monastero delle Clarisse di S. Erminio. Edizione critica: Memoriale di Monteluce. Cronaca del monastero delle clarisse di Perugia dal 1448 al 1838, con introduzione di U. Nicolini, S. Maria degli Angeli 1983; secondo volume a cura di G. Zarri e R. Chiacchella, Cronaca del monastero delle Clarisse di Perugia dal 1839 al 1927, con introduzione delle stesse, Assisi 2003.

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Suor Battista Alfani, di famiglia perugina molto in vista, fu monaca del monastero delle Clarisse di Monteluce di Perugia (S. Maria di Monteluce), dove visse fino al 1523. “Docta in sapere, intendere et scrivere libri”, ebbe l’incarico di scrivere la cronaca del luogo nota come Memoriale di Monteluce che, iniziato nel 1488, arriva fino al secolo XX.

Il Memoriale del monastero delle Clarisse di Monteluce di Perugia (S. Maria di Monteluce), iniziato come registro di amministrazione, divenne dal 1488 la cronaca del luogo e della città fino al secolo XX, affidato alle mani di varie scriventi, tutte anonime, meno la prima, suor Battista Alfani, di famiglia perugina molto in vista, cronista ufficiale che programmaticamente iniziò con le parole «Hora io sora Baptista… incominçarò questa opera de mio intellecto», evitando nelle intenzioni e per quanto possibile la direzione e il controllo dei padri confessori o di altri. Di questa religiosa si conosce l’amore per i libri, che la spinse non solo ad acquistarli ma anche a copiarli, comporli, dettarli, scriverne di originali per edificazione delle sorelle («fece più librecti de diverse cose»). Era «docta in sapere, intendere et scrivere libri», insieme ad altre sorelle, come Cecilia Coppoli o Caterina Guarnieri figlia di un famosissimo cancelliere perugino: tutte colte, tutte scriventi, tutte «sufficienti» e atte ad essere impiegate nel famoso scriptorium dove dalla seconda metà del Quattrocento si lavorava alacremente copiando e volgarizzando, come era prerogativa delle monache colte e dotte di latino e grammatica.

Maria Grazia Nico