L’epistolario di Pantasilea Salimbeni in Baglioni (sec. XV)

Perugia, Archivio di Stato, Carteggio Alfani, 27 (1464, gennaio 6)

Nell’immagine le lettere della sorella e del figlio di Pantasilea, frate Innocenzo. Innocenzo scrive alla madre nel 1464, a quattro anni dall’omicidio del padre da parte degli zii Braccio, Guido e Rodolfo, definendo Braccio Baglioni «drago insatiabile che ve morse». Le lettere scritte da Pantasilea e a lei inviate sono edite in M. G. Nico Ottaviani, “Me son missa a scriver questa letera…”. Lettere e altre scritture femminili tra Umbria, Toscana e Marche nei secoli XV-XVI, Napoli, Liguori, 2006 (Critica e Letteratura, 64).

Caffè dell’Arco

via Maestà delle Volte, 11

Pantasilea è una delle cinque figlie di Cecco o Cocco di Cione dei Salimbeni di Siena e di Marietta d’Agnolino. Sposa Pandolfo Baglioni nel 1436, figlio di Nello ed esponente del ramo dei Baglioni antagonista a quello di Malatesta, con il quale sorge una contesa per la supremazia familiare e il possesso di Spello che porterà all’uccisione dello stesso Pandolfo, del figlio Niccolò e del fratello Galeotto a opera dei cugini Braccio, Guido e Rodolfo (figli di Malatesta) nel 1460. A Pantasilea, rimasta precocemente vedova, vengono indirizzate due lettere. Nella prima lettera, datata 6 gennaio 1464 e scritta in una corsiva goticheggiante, il figlio fra’ Innocenzo dei Minori del Monte cerca di consolare la madre in quanto Dio el quale havendo rispetto a li continui lacrimosi gridi et pianti de voi […] in parte ha messo freno a la bocca del drago insatiabile che ve morse […] alludendo forse a Braccio, ritenuto il principale responsabile dell’uccisione di Pandolfo. La seconda lettera invece viene scritta dalla sorella Biancina, come lei stessa si firma: Biancina, alias Beatrice, è moglie di Antonio di Checco Petrucci, commissario generale dell’esercito rimasto ucciso durante una congiura contro la repubblica di Siena nel 1456. L’8 novembre 1463 Pantasilea scrive alla sorella un biglietto ordinato, preciso e ben impostato, che testimonia tuttavia il dolore ancora vivo nella vedova pur essendo trascorsi 3 anni dalla morte del marito.

Simone Piselli